La mia passione per l’ambiente nasce dalla curiosità verso la straordinaria natura calabrese e dalla volontà di conoscerla con occhi attenti a chi la abita.
Ho cominciato oltre trent’anni fa a esplorare i vari ecosistemi della nostra regione, dal Pollino alla Sila all’Aspromonte, la maggior parte delle volte compiendo escursioni in solitaria. Questo, molto probabilmente, mi ha aiutato a entrare in confidenza con l’ambiente in modo silenzioso e discreto, dandomi l’opportunità di osservare specie della nostra fauna molto schive e altrimenti invisibili. Per essere un buon faunista bisogna partire da un approccio lontano dalla visione antropocentrica della natura; nelle escursioni sul campo, ad esempio, sono necessari attenzioni e accorgimenti per non fare avvertire troppo la nostra presenza e minimizzare il nostro impatto sulle specie animali; in sostanza, è necessario avere, da un lato, un approccio conservativo e, dall’altro, un naturale intuito per scoprire e riconoscere eventuali segni lasciati dagli animali; da qui è nata in me la fascinazione nei confronti del lupo, la principale specie sulla quale ho puntato il mio interesse di ricercatore. I lupi sono animali straordinari ed entrare in contatto con loro significa rimanere sorpresi dal loro modo di essere e di vivere. Animali monogami, sociali che vivono in branco e stabiliscono fra di loro i vari ruoli, che collaborano tutti insieme alla gestione e alla stabilità del gruppo, che hanno sviluppato diversi tipi di comunicazione per le loro interazioni… In poche parole: animali molto simili a noi uomini, anche
nell’organizzazione sociale.
La straordinaria terra di Calabria è stata una delle aree di maggiore importanza per la sopravvivenza del lupo in Italia; di fatto, anche negli anni di più grave declino, quando la specie è stata sull’orlo dell’estinzione, sui principali massicci montuosi del Pollino e della Sila resisteva una delle popolazioni più vitali del mezzogiorno; è anche grazie a questi nuclei che è iniziata la lenta ricolonizzazione spontanea dell’intera Penisola.
Il lupo è da sempre la specie che più di ogni altra ha colpito l’immaginario dell’uomo; in molte culture, considerato il simbolo del male, della natura ostile e pericolosa; in altre, venerato come un dio e ritenuto più saggio e più furbo dell’uomo. Di fatto, è in questi retaggi di natura culturale e psicologica nei suoi confronti che vanno ricercati i motivi della forte ostilità verso la specie, un’avversione che ne ha determinato la sorte. La necessità di sensibilizzare e diffondere la conoscenza di questo fiero predatore, come di tante altre importanti specie faunistiche, è stata sempre lo sprone della mia attività di divulgazione nel settore del turismo naturalistico, concedendomi la speranza di poter contribuire, pur se in minima parte, alla conservazione di specie e habitat della nostra terra. L’obiettivo delle mie proposte escursionistiche non è mai conquistare una vetta a tutti i costi, quanto essere conquistati dal fascino degli ecosistemi che si attraversano.
Giacomo Gervasio è un tecnico naturalista che ha conseguito negli anni diversi titoli e qualifiche professionali legate all’ambiente. Attualmente riveste il ruolo di presidente della Greenwood, una società che offre supporto tecnico-scientifico per varie tipologie di studio e monitoraggio ambientale. Negli anni, ha acquisito una particolare esperienza sugli aspetti zoologici, etologici e di conservazione della natura e da molto tempo è impegnato nello studio e nella ricerca sul lupo in vari ambienti del Sud Italia. Inoltre, in circa trent’anni di attività ha maturato solide competenze nel campo dei servizi turistici legati all’ambiente, acquisendo i titoli di Guida ufficiale del Parco Nazionale del Pollino e della Sila.